19 aprile / 18 maggio 2014
Mostra fotografica
Italian Far East - il nuovo paesaggio, qui&ora
G.Cattaruzzi / M.Cabas
Il Nuovo Paesaggio non è la riproduzione dello scempio che l’uomo (spesso, ma non sempre) compie nei confronti del paesaggio. Non è la catalogazione del brutto o del bello, il compiacimento dell’abbandono o della meraviglia, l’esibizione della decadenza o della perfezione. E’ il paesaggio svuotato dagli elementi di stupore che la Natura ci offre. E’ il paesaggio così normale da essere apparentemente privo di argomenti, ma così intenso nell’intimo da riuscire ad essere ascoltato, se contemplato. E’ il paesaggio contemporaneo di ogni giorno, privo di opinioni e di interpretazioni, ma non senza sensazioni. Pali della luce come nuovi alberi, campi coltivati e parcheggi come nuovi prati, ed i manufatti dell’uomo sparsi qua e là come nuovi funghi. La notte illuminata da luci troppo piccole per rischiararla davvero, e la terra trafitta dai cartelli pubblicitari, dai lampioni, dai segnali stradali, come un San Sebastiano silenzioso.
“Italian Far East” è la celebrazione del Nuovo Paesaggio, è la fotografia dello spettacolo del paesaggio cambiato per mano dell’uomo, è la raffigurazione del particolare sapore che queste terre, per molti anni di frontiera, assumono sotto la luce della bellezza. I suoi spazi sono stati creati dall’uomo con mano caratteristica, quasi evocando un lontano west, per curiosa inversione dei punti cardinali.
A quarant’anni da “The New West” di Robert Adams, tra i padri e tra i più significativi esponenti della fotografia del Nuovo Paesaggio americano, anche nella nostra regione, “lontano Est” di un grande e variegato Paese che tanto ha dato all’arte ed alla fotografia, questa esposizione vuole ricordare come la bellezza in fotografia non risieda soltanto nelle meraviglie della Natura, ma come essa si mostri, agli occhi di chi voglia cercarla ed ascoltarla, nei paesaggi e nelle visioni del quotidiano, del presente, della tangibile realtà dell’oggi.
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[...] Cattaruzzi meditativo, Cabas istintivo, compongono un tandem che si esprime dando vita ad una fotografia da osservare per percepire un paesaggio, per vedere l'armonia di uno scorcio reso importante per l'occhio esperto del fotografo che preferisce ritrarre non i luoghi della memoria, ma quelli della realtà, comunque essa sia. Carlo Innocenti, fotografo del mondo contadino e testimone del cambiamento del paesaggio dalla campagna alla città, ritiene intelligente ed attuale questo modo di presentare l'ambiente. [...]
Ecco, dunque, un piazzale invaso dalle erbe, una foresta ma solo se è preceduta da un campo di calcio semi abbandonato, le tettoie vuote di un parcheggio che coprono solo l'asfalto, un albero che con la sua chioma spettinata contrasta con le linee nette e diritte di una casa che sembra ripetersi all'infinito, oltre il bordo della foto. E ancora gli scheletri di ombrelloni che hanno perso la tela e sono rimasti lì, di fronte al mare invernale, o grandi cartelloni pubblicitari rovesciati dal vento e che nessuno si è curato di rimettere in piedi, o ancora un grande manifesto che spunta dalla carta bianca che lo copre. La scritta dice “Il nuovo modo di vivere” ma non si legge quale sia questo modo.
Il nuovo paesaggio modificato dall'uomo, visto da Giacomo Cattaruzzi e Michele Cabas, è il racconto del quotidiano, privo di sensazionalismi, denunce, scandali, critiche. Luoghi non della memoria ma della realtà contingente. La cinquantina di fotografie esposte nel Forte “Col Roncone” di Rive d'Arcano, mostrano il paesaggio di oggi, quello modificato dall'uomo. Il luogo, in questo contesto, cambia di significato, diventa un “non-luogo”, un luogo che esiste, anonimo, avulso dal sito in cui si trova, perché potrebbe essere ed esistere in qualunque altro punto del pianeta. Un non-luogo che ha una sua storia. Una intima ed intensa storia iconografica con le sue metafore, traslati e motivi di riflessione.